QUELLA STRANA SFILATA.
di Stefano Ceretti.
E’ mattina presto, il traffico ancora non riempie di rumori le vie della città…
Improvvisamente, complici le finestre socchiuse pronte ad accogliere i tepori della primavera avanzata, un suono confuso inizia a farsi sempre più forte.
Dai palazzi fanno capolino volti assonnati, dubbiosi e frastornati dal riposo interrotto, attratti dalla curiosità prima ancora di aver realizzato cosa stia succedendo; pian piano si “popolano” tutti i balconi e, in strada, la gente si ferma con lo sguardo rivolto in una sola direzione.
Come per incanto nessuno sembra più aver fretta; ognuno pare stregato da quel “qualcosa”.
Poi il suono si fa più forte, meglio definito e finalmente riconoscibile: è il suono dei campanacci delle mucche!
Ecco da cosa sono attratti questi umani che da qualche minuto hanno fermato il proprio tempo.
Le mucche: simpatiche, pacifiche, guidate dai loro fieri condottieri con le immancabili camicie a quadri; hanno nomi che, sentiti pronunciare in dialetto, assumono una valenza quasi onomatopeica. Sono loro le protagoniste; sembrano aspettarsi gli sguardi ammirati della gente e ricambiano regalando espressioni curiose e qualche timido muggito.
Quante emozioni durante il loro passaggio.
Quanti ricordi per i più “grandi” e quanto stupore per i più piccini.
Grazie, Signori Margari, che tra mille difficoltà continuate a mantenere vive le tradizioni di un tempo e a rendere possibili queste emozionanti “parate”.
E grazie a voi, Signore Mucche, che quando sfilate nelle vie delle città fate scendere più di una lacrima…
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